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PAOLO SAPORITI La mia falsa identità

paolo saporiti la mia falsa identita

La cifra stilistica di Paolo Saporiti in questi anni è rimasta immutata, ed è piacevole notare come il passare del tempo non abbia scalfito né la sua voglia di raccontarsi, né il suo modo (quasi sempre intimo) di esprimersi usando una voce che a tratti ha qualcosa di strumentale.

Vogliamo essere onesti: noi siamo affezionati soprattutto al suo disco omonimo di dieci anni fa, ma questo doppio ambizioso album è forse in assoluto il meglio prodotto e il meglio scritto dal cantautore, che anche in questo passaggio della sua carriera si è affidato alle mani sapienti di Raffaele Abbate.

Nella parte denominata “(Cap. 1 – Lo sfratto)” c’è un alternarsi di stati d’animo in musica che vedono il disco estremamente fruibile già al primo ascolto. Ci piace citare “Muore un’altra balena” e “Be your God” tra i brani migliori del primo cd.

“(Cap. 2 – La zattera)” ha un approccio più teatrale, più coraggioso, con arrangiamenti che rimandano persino all’opera come nel caso dell’ambiziosa “Falce nera”.

Review Overview

QUALITA' - 69%

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