Quando il livello è alto, maggiori sono le attese. E anche il giudizio diventa un po’ più severo. “III” è un buon disco, ma rispetto ai primi due capitoli della vita discografica di Liberato, è il fratello meno dotato, mettiamola così. Tolta l’iniziale “Turnà” che riprende una nota hit di decenni fa, il resto è un buon concentrato di pop dance che però non ha grossi guizzi, e la conclusiva “‘O diario” spiega anche il perché – forse – questo album ha qualche marcia in meno: gli ultimi anni non sono stati facili per il misterioso artista napoletano, che ha dovuto pensare più a sé stesso, che alla parte creativa della sua vita. Magra consolazione: se in precarie condizioni, questo è Liberato, c’è da stare comunque allegri, perché riesce a sfornare cose di discreto livello. Ma le aspettative alte obbligano a ben altre accelerazioni, il compitino non può bastare…