LADY UBUNTU Disco scritto con lo scazzo nei primi mesi del 2021

Il titolo è beffardo come un po’ tutto il resto dell’album, perché questo “Disco scritto con lo scazzo nei primi mesi del 2021” solo all’apparenza è fatto con lo scazzo – se per scazzo s’intende un prodotto creato controvoglia – perché i contenuti leggeri sono interessanti, ma a piacere sono soprattutto le tante le linee melodiche che popolano la scaletta e rendono l’ascolto un gironzolare tra punk, rock, sperimentazione, elettronica e canzone d’autore sempre con in mano la sacra fiammella dell’orecchiabilità, del rapporto amichevole con l’ascoltatore. La parola giusta, insomma, è: accessibile. L’album è sì sbilenco negli arrangiamenti, nelle iperboli rock, nelle narrazioni, ma resta sempre accessibile e mai tristemente rivolto su se stesso in una pratica di sadico onanismo musicale autoreferenziale. In sintesi: l’elogio della follia senza esagerare.

I pezzi migliori? “Il cielo su Torino se avesse lo mere sarebbe il cielo di una piccola Beri” (spudoratamente geniale, una hit), ma occhio anche a “Il gatto sì che mi vuole bene”, e a “Da solo”.