HATCHING – LA FORMA DEL MALE Hanna Bergholm
E’ piaciuto a tanti, a noi ha annoiato, quindi ne parliamo, ma alla veloce, perché non è un film destinato a restare. E i motivi sono tre: la storia è banalotta (il tema del doppio è stato affrontato varie altre volte e in forma migliore), l’interpretazione del cast è mediocre e il ritmo è pressoché assente. Poi intendiamoci, se tu che leggi hai meno di 18 anni e sei a digiuno di horror, allora “Hatching – La forma del male” potrà anche darti dei sussulti, ma appena farai le tue esperienze, l’opinione cambierà.
La trama. La dodicenne Tinja è costretta a praticare ginnastica dalla madre, un’ex atleta divenuta influencer che gestisce un popolare blog incentrato sullo stile di vita della sua famiglia, composta anche dal marito e dal giovane figlio Matias. Un giorno, un corvo fa irruzione nel soggiorno volando attraverso la finestra e la madre gli spezza il collo dopo che Tinja l’ha catturato. Quella notte, la bambina si accorge che il corvo è ancora vivo ed è andato nel bosco, quindi lo uccide per porre fine alle sue sofferenze e scopre un uovo. Presumendo che appartenga all’uccello, sentendosi in colpa per quanto accaduto, Tinja lo porta a casa per prendersene cura e l’uovo cresce gradualmente di dimensioni.
Narrazione piena di stereotipi, personaggi la cui utilità è nulla (vedi il fratello minore e diciamo pure il padre), e finale senza particolari sorprese.